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cerla a cambiare idea, a parte il fatto che a loro non piaceva l'aspetto
dell'uomo. Né il modo in cui si esprimeva. E neppure le sensazioni che tra-
smetteva.
«Se le viene in mente qualcosa», aveva detto Charles prima di uscire,
«mi raccomando, mi chiami in qualsiasi momento.»
Phyllis pensava che, anche se il matrimonio non avesse avuto luogo, lei
avrebbe comunque ricevuto il denaro da Lilac, perché Lucretia contava di
regalare ai nipoti i soldi del defunto marito senza alcuna condizione. Era
un po' come perdere un turno a un gioco televisivo, mantenendo però la
possibilità di vincere il premio finale.
Lucretia era andata alla cantina a conoscere la sua «famiglia» solo per-
ché lei aveva richiamato Lilac, si disse Phyllis. In caso contrario, quell'in-
vito non sarebbe mai arrivato. E che diavolo, se la zia non si fosse sposata,
i Weldon sarebbero diventati eredi di una somma infinitamente maggiore
di quella che gli era stata promessa. Non avrebbero cercato di imbrogliarla
evitando di pagarle la sua commissione, giusto?
Pulì un'ultima volta il bancone della cucina, si guardò intorno e decise
che era tutto in ordine. Sarebbe tornata l'indomani mattina presto per sbri-
gare gli ultimi preparativi. Ora me ne vado a casa, pensò, metto i piedi per
aria e accendo la televisione. Aveva chiuso a chiave la porta di servizio e
stava per lasciare la stanza quando squillò il telefono.
Fu quasi tentata di lasciarlo suonare.
«Sarà un'altra di quelle orribili telefonate minatorie», borbottò mentre
sollevava la cornetta. «Casa Standish.»
«Pronto, parlo con Phyllis?» disse una voce di donna.
«Sono io.»
«Oh, bene. Ho bisogno di riferirle una cosa a proposito di Lucretia Stan-
dish. Negli ultimi giorni ho seguito i servizi sulla sua datrice di lavoro nei
notiziari di GOS, e quello che ho visto pochi minuti fa mi ha convinto a
chiamare.»
«Di che si tratta?»
«Dell'uomo che è stato arrestato alla cantina.»
«Un uomo arrestato alla cantina!» esclamò Phyllis. «Me lo sono perso.»
«Come ho detto, il servizio è appena andato in onda. Pare che fosse un
ricercato. Alloggiava lì nella locanda.»
«Oh, santo cielo.»
«Ha ragione a essere preoccupata. Ieri ero seduta accanto a lui su un vo-
lo partito da New York.»
«Dice sul serio?»
«Incredibile, vero? In effetti, mi è sembrato piuttosto scortese. Si è acca-
parrato il bracciolo e si è mostrato irritato quando mi sono alzata per anda-
re in bagno e ho dovuto passargli davanti. Poi, al ritiro bagagli, si è fatto
avanti a gomitate per recuperare la sua valigia. Siamo usciti dall'aeroporto
più o meno nello stesso momento, e ho notato che c'era un amico ad aspet-
tarlo. L'ho sentito dire: 'Ciao, Eddie', prima che l'auto si allontanasse. Il
punto a cui voglio arrivare è che l'uomo che è venuto a prenderlo ieri è il
futuro marito di Lucretia Standish.»
Phyllis si concesse qualche istante per digerire l'informazione. Rimpian-
geva di non aver visto il servizio.
«Edward è andato a prendere quel ricercato all'aeroporto?»
«Edward, Eddie, lo chiami come vuole, il fatto è che quei due si cono-
scono. Così ho pensato che la signora Standish dovesse esserne informata.
È ricca, e quell'uomo non mi sembra avere intenzioni oneste. Mia sorella
ha sposato un tizio che nessuno poteva sopportare, ma tutti noi avevamo
troppa paura di dire qualcosa. Le ha fatto passare l'inferno, e ovviamente
alla fine hanno divorziato. Ora sostiene che avremmo dovuto metterla
sull'avviso. Gliel'ho sentito ripetere così spesso che ho deciso, anche se
non conosco la signora Standish, che dovevo parlare ora o tacere per sem-
pre. Se posso risparmiare a un'altra donna...»
«È proprio sicura che fosse Edward Fields l'uomo che è andato a prende-
re il ricercato all'aeroporto?»
«Sicurissima. Ieri l'ho visto in TV, e portava la stessa camicia che aveva
all'aeroporto. Rosa. L'ho notato perché ne avevo appena comprata una del-
lo stesso colore per mio marito. Comunque, Phyllis, questa mattina ho se-
guito il servizio in cui lei veniva intervistata, e mi sono detta che era la
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